mercoledì 1 agosto 2007

Acquistare e vendere foto su Internet: un nuovo business

Fotoamatori contro professionisti: il popolo di internet fa tremare un altro mercato. E’ quello della stock photography, la linfa che alimenta il commercio d’immagini d’archivio, foto storiche e scatti generici al servizio di pubblicitari e case editrici, per un giro d’affari di oltre 2 miliardi di dollari l’anno.

Il successo delle comunità online per appassionati di fotografia digitale, prima fra tutte Flickr.com, controllata da Yahoo!, ha stimolato infatti la nascita di un nuovo tipo di siti, i cosiddetti portali del microstock, che fanno leva su dilettanti e semi professionisti per offrire concorrenza a prezzi stracciati. Il fenomeno cresce tanto rapidamente che ha già messo in allarme le più potenti agenzie fotografiche mondiali, perché il differenziale di prezzo è abissale: 200 dollari in media per un’immagine d’archivio tradizionale contro 1-2 dollari sui siti di microstock.

Il paradosso della situazione è che nel corso dell’ultimo decennio il settore della fotografia di stock è già passato attraverso una dolorosa rivoluzione: il consolidamento di centinaia di piccole agenzie in una manciata di colossi multinazionali. Getty Images, fondato da Mark Getty, uno dei rampolli della mitica famiglia di petrolieri americani, è il numero uno, con un fatturato di 807 milioni di dollari nel 2006. Corbis, di Bill Gates, nonostante un fatturato più modesto (251 milioni di dollari), vanta invece la collezione più vasta (oltre 100 milioni di immagini) ed è il marchio senza dubbio più celebre.

Questi Golia, grazie alle risorse finanziarie, hanno messo il turbo alla conversione digitale del settore, trasformando i vecchi archivi in database elettronici, che possono essere setacciati con motori di ricerca specializzati, senza più bisogno di spedire avanti e indietro stampe e diapositive alla clientela.

All’efficienza dell’approccio tecnologico hanno poi unito grandi economie di scala. Corbis ha fatto incetta di immagini storiche, con un turbinio di acquisizioni che includono gli archivi americani Bettman, quelli della Sigma francese e della Zefa tedesca. Getty è cresciuta ancora più rapidamente, fino ad arrivare a controllare addirittura il 40% del mercato.

Eppure nonostante una realtà ai limiti dell’oligopolio, i risultati sono deludenti. Corbis, in 17 anni di attività, non ha generato un solo dollaro di profitto. Getty Images, società quotata in borsa, è invece in attivo, ma ha visto il valore del titolo crollare di oltre il 40% in un anno.

Ed è qui che entrano in gioco i David del microstock: società come Fotolia, Dreamstime, Shutterstock, più dozzine di concorrenti minori.

La strategia che hanno in comune è quella di non spendere un soldo per acquistare diritti esclusivi o creare foto ex novo, puntando invece a commercializzare un oceano di immagini fornite dal pubblico (foto che gli autori stessi caricano sui siti), grazie a sistemi di ricerca e compravendita online.

La reazione dei grandi la dice lunga: Getty Images ha comprato l’anno scorso iStockPhoto, assicurandosi una posizione di rilievo sul mercato del microstock. Corbis ha invece appena annunciato un avvicendamento al vertice: il nuovo amministratore Gary Shenk, in una dichiarazione, ha prontamente ammesso: “Sulle pagine internet di Flickr ci sono cose più innovative che alla Corbis o alla Getty!”

Tratto da Levysoft






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